Fumetti noir italiani: origini, caratteristiche, serie, personaggi, valutazione

2 Dicembre 2022

fumetti noir italiani: origini del genere

il 1962 è ufficiosamente riconosciuto come l’anno di nascita del fumetto nero italiano. Questo è infatti l’anno in cui è apparso in edicola il numero 1 di Diabolik, Il re del terrore. La serie delle sorelle Giussani oltre ad essere la prima serie noir è anche la più celebre. Ma come si è arrivati a questo personaggio e addirittura alla nascita di un genere? E davvero è corretto parlare di primo fumetto nero italiano?
Accade raramente che qualcosa si crei dal nulla, ex novo, e anche a questa meta si è arrivati dopo una lunga scalata fatta di piccole tappe. Inoltre, prima ancora di Diabolik, altri criminali mascherati avevano macchiato di sangue le innocenti tavole di un’Italia perbenista: Già negli anni 40 il Fantax dell’editore De leo era un nero a tutti gli effetti, ma forse non sapeva di esserlo. Ritroviamo anche Fantomas, della editrice Metropolis, ma forse i tempi non erano ancora abbastanza maturi.
Procedendo con ordine, la principale fonte di ispirazione per gli artisti del nostro paese furono i francesi. Il genere noir in Francia godeva di discreti proseliti: Rocambole, Lupin, Fantomas, erano protagonisti dei cosiddetti romanzi di appendice (i feuilleton), a puntate. Essi mostravano il lato cupo di una Parigi dietro la cui bellezza agivano protetti dal buio segreto misteriosi personaggi, tanto carismatici quanto senza morale. Sul finire del 1800 le disparità di condizioni fra abitanti di una stessa città si palesavano in tutta la brutalità e anti-eroi di questo tipo erano alla stregua di giustizieri. Fantomas e Fantax divennero fumetti in Francia. L’asse Francia-Italia iniziò una collaborazione, Navarro e Mouchot, gli autori, pubblicarono per mezzo dell’editore De Leo le prime storie di Fantax in Italia. Il connubio fu breve ma intenso, della durata di 24 episodi (poi ristampati dall’editore Camillo Conti). Il personaggio venne giudicato troppo violento e De Leo fu oggetto di indagini, che lo fecero desistere. Bisognerà quindi aspettare altri 15 anni per avere la prima serie noir a fumetti italiana, esattamente Diabolik.

fumetti noir italiani: caratteristiche

Abbiamo visto come i fumetti, fino agli anni 60, fossero pensati ad uso e consumo dei bambini. Pensiamo a Topolino, dove perfino una sceneggiatura noir del grande Guida Martina risultava sconveniente. In generale, anche le riviste contenitore come il Vittorioso o il Corriere dei piccoli mal sopportavano storie con scene di violenza o prive di una morale positiva e perbenista. Nei fumetti Bonelli si iniziarono a vedere con una certa frequenza armi e sparatorie, ma era un uso della forza “a fin di bene”. Il genere noir sovverte questo schema e porta con se una pletora di polemiche. La violenza e le scene “crude” non sono più l’eccezione, ma una costante. I ruoli di protagonista e antagonista non coincidono più rispettivamente con buono e cattivo, ma si invertono: Diabolik, Fantomas, Kriminal, Killing, Mister X, Rocambol, Spettrus sono tutti criminali il cui unico obiettivo è il bene individuale (anche se Spettrus esce un po’ fuori razza). Gli avversari sono di volta commissari, ispettori e in generale chiunque agisca in difesa del bene pubblico e dell’ordine. Anche in passato le pagine dei fumetti erano piene di cattivi e villain, ma venivano proposti come modelli negativi da non seguire: il cattivo, l’avido, l’egoista, di solito faceva una brutta fine e la morale a conclusione della storia era sempre che “il crimine non paga”. I neri invertono l’ordine delle cose, non sono prodotti allo scopo di fornire un modello da seguire. Il protagonista, malvagio fino al midollo, è carismatico e astuto e per merito delle sue abilità vince sempre. I buoni sono invece scialbi, poco interessanti non hanno la stoffa dell’eroe che ammiriamo nei classici fumetti dei supereroi. Non fanno scattare nel lettore il processo di immedesimazione, che così senza troppe difficoltà “sceglie” Diabolik.
Questi cattivissimi hanno degli epigoni al femminile, anche loro spietate, al punto da meritarsi delle testate tutte loro: dopo Satanik ricordiamo Zakimort, Masokis, Alika, La donne di Picche, La Jena, ci mostrano delle splendide donne senza scrupoli. In un contesto socio-culturale dove ancora il raggio d’azione della donna era confinato alle mura domestiche, l’ostentazione di caratteri femminili dominanti e crudeli, lancia un messaggio molto importante di cambiamento. Queste eroine inoltre sono sessualmente disinibite: un’altra caratteristica del fumetto noir è quella di essere molto spinto e audace. Horror e violenza vanno di pari passo con Eros. Nel fumetto per adulti infatti non mancano scene di nudo, di sadismo, di perversione, in alcuni casi totalmente gratuite. Una tematica che potrebbe essere alle origini del declino del genere.

Il declino

Parlare di declino potrebbe essere inesatto, perché di fatto Diabolik ha continuato a vendere senza interruzioni e, nonostante i fisiologici cali di vendite che hanno travolto l’industria nella sua totalità, vende ancora adesso. Dopo il successo del Re del terrore, l’interesse per il genere crebbe a dismisura. Gli albi erano in formato pocket, tascabile e comodo per poter essere portato in viaggio. Nacquero una moltitudine di neri, tutti dello stesso formato, che negli anni 60 saturarono il mercato. Fatta eccezione per i neri più famosi, la qualità dei cosiddetti “neri minori” a volte lasciava un po’ a desiderare. Case editrici come Cancellieri, Meroni, realizzarono serie brevissime, spesso considerate di serie B. Molte storie altro non erano se non scopiazzature di storie precedenti, con schemi e un’ossatura narrativa sempre uguale. Alcune serie, come Honda, addirittura ad oggi risultano con un numero unico. Le tematiche, i disegni e l’uso di un linguaggio volgare e non impegnavo offriva il pretesto ai detrattori del filone per sottolinearne la scarsa qualità. In effetti, in questo marasma di neri nuovi e vecchi diventava sempre più difficile riuscire a pescare la storia di qualità. Eppure fra gli autori dei neri anni 60 ritroviamo Magnus, Manara, perfino Crepax. Molti maestri apprezzatissimi si cimentarono nel genere. Ma questo non bastò: negli anni 70 il percorso del fumetto nero giunse a un bivio: da un lato il fumetto erotico che vide sul mercato testate come Isabella, Jolanda, De Sade etc. etc. Dall’altro un horror, con elementi eros, come Oltretomba, Horror, Terror, Lucifera della Ediperiodici.
Magnus&Bunker poi crearono Alan Ford, fumetto satirico, grottesco, che riprendeva alcune tematiche dei neri e dei fumetti di spionaggio, mettendoli però in berlina. I nuovi prodotti iniziarono e vendere di più ed erano considerati di differente spessore. La milanese Corno rese popolari anche in Italia i supereroi Marvel, realizzando boom di vendite e calamitando orde di lettori entusiasti.
Il fumetto noir, che aveva anche causato denunce e querele ai coraggiosi editori che vi avevano investito, sarebbe presto andato in pensione. Poche testate sopravvissero e fra queste vi è indubbiamente Diabolik.

Serie noir italiane più famose e bibliografia di base

Diabolik, Satanik e Kriminal sono le serie più famose del periodo. Il capostipite fu Diabolik, ma non provate a dire a un fan di Satanik o Kriminal che l’opera delle Giussani è la migliore! Sul Re del terrore molte parole sono state spese e il fatto che ancora oggi sia sulla cresta dell’onda, che nuovi film vengano realizzati, testimonia indubbiamente il fascino del personaggio. Satanik e Kriminal dal canto loro, oltre a vantare due papà come Magnus e Bunker che alzano la qualità di entrambi i prodotti editoriali, stravolsero il genere nero e il fumetto italiano degli anni che seguirono.
Se Diabolik ebbe il merito di inaugurare questa nuova stagione di terrore, i due antieroi di Magnus e Bunker costruirono mattone dopo mattone la rivoluzione operaia e proletaria. Furono talmente innovativi e sconvenienti da non sopravvivere, a differenza del loro collega. Nella Marny Bannister Corno non troviamo soltanto una strega vendicativa e arrabbiata col mondo: Marny si ribella a tutto, perfino a madre natura. Sfigurata, esteticamente insignificante se non sgradevole, con le sue arti non si limita ad aspettare passivamente il compimento di un triste destino, ma diventa artefice della sua sorte, trasformandosi in Satanik, criminale magnetica, bellissima e diabolica. In Kriminal e in Satanik la violenza e la crudeltà sono portate allo stremo, non esistono più tabù. La censura italiana si abbatterà su “omicidio al riformatorio” e complessivamente, rispetto a Diabolik, ci troviamo davanti a storie in cui fatichiamo a scorgere spiragli di speranza o di luce. Segno di un’Italia che iniziava a soffrire quel clima di borghese perbenismo che permeava ogni aspetto della vita quotidiana. Menzione particolare, fra i neri più famosi, la merita Zakimort. L’autore è Pier Carpi e come casa editrice ritroviamo l’Astoria di Gino Sansoni. Rimaniamo quindi in famiglia, dato che Sansoni era il marito di Angela Giussani, creatrice di Diabolik.

Personaggi più famosi

Diabolik

Lui è il ladro in calzamaglia più famoso dei fumetti. Specialista del camuffamento, negli anni ammorbidisce i lati più spigolosi del suo carattere. L’ispettore Ginko è il suo nemico giurato.

Anthony Logan / Kriminal

Fuorilegge spietato dal passato difficile, si trasforma in Kriminal per riprendersi tutto ciò che la vita gli ha strappato. Il suo costume tipico è la calzamaglia nera con uno scheletro.

Marny Bannister / Satanik

Personaggio donna di grande importanza, perché le viene dedicata una testata sua. Satanik affianca alle tematiche tipiche dei neri, l’erotismo e il mondo sovrannaturale.

Sadik

Uno titolo che per la sua qualità di storie e disegni esce dal caotico sottobosco dei neri minori, realizzati in fretta e furia per cavalcare il fenomeno Diabolik. Sadik è stato ideato da Nino Cannata e a dispetto di una storia editoriale un po’ travagliata (la pubblicazione fu più volte sospesa, vi furono editori diversi e il fumetto cambiò addirittura nome in Cobra) è uno fra i personaggi più famosi e amati da lettori e collezionisti. Cooprotagonisti sono l’affascinante Loona e il braccio implacabile della legge, Eddie Constantine.

Alika

Personaggio che da il nome alla serie, della Cofedit. Alika ebbe vita breve, ed era ispirata alla più celebre Barbarella, fumetto francese di Jean Claude Forest. L’ambientazione della serie è lo spazio.

Spettrus / Markus Emerson

Uno dei neri di nicchia degli anni 60. Lo scienziato Markus Emerson è il protagonista, ma a differenza degli altri suoi colleghi di malvagità è già morto. Un esperimento andato storto l’ha lasciato nell’etere soltanto come energia mentale. Farà ricorso ai suoi poteri sovrannaturali per ottenere ciò che vuole. La casa editrice è la Cervinia.

Fumetti noir: valutazione, numeri rari e collezionismo

Del valore di Diabolik, Satanik, Kriminal, Zakimort abbiamo ampiamente parlato negli articoli dedicati. Tuttavia il collezionismo tematico non si ferma mica qui. Il noir a fumetti è un genere misterioso, di nicchia e vastissimo. Negli anni 60 e in parte negli anni 70, molte case editrici hanno prodotto fumetti noir di cui oggi solamente i collezionisti esperti hanno memoria. Basti pensare alla casa editrice Cancellieri, che ha pubblicato 4 serie brevissime, tutte di 7 numeri: La donna di picche, Fanny, Z5 agente fbi, Tetrus, difficilmente reperibili. Ad essere rari, in queste serie, non sono i primi numeri ma gli ultimi. Attenzione però: raro in questo caso non significa di alto valore economico, perché la richiesta non è minimamente paragonabile a quella che c’è per Diabolik (ma neanche per Kriminal o Satanik).
La regola dell’irreperibilità degli ultimi numeri vale per molte collane. Ad esempio, in Masokis è raro il numero 5 (l’ultimo), così come in Makabar è raro l’11. In Spettrus è rara la seconda serie, fatta di 4 numeri. Ci sono anche tanti numeri chiave poco comuni perché a suo tempo furono ritirati dal mercato: Il caso di Alika 12 o Fantasm numero 19. La serie Dennis Cobb, editoriale Corno, non è particolarmente rara di per se’ e quindi ha quotazioni abbordabili, tuttavia i numeri chiave 8 e 41 sono un po’ più ostici.
Nei cataloghi di fumetti come il “Bono” ci sono riportate tantissime testate che in questo articolo abbiamo omesso. Talvolta si tratta di numeri unici (Honda, Cobrak, Terror) che non hanno mai avuto un seguito perché furono un clamoroso fiasco o perché gli editori non pagarono il dovuto agli artisti che vi avevano lavorato. Altre volte parliamo di miniserie con diffusione regionale e poco pubblicizzati. Sebbene siano quasi introvabili, questi albi – sovente in formato Pocket – non raggiungono un prezzo alto nelle aste: quando un’opera è così rara da essere sconosciuta, la sua valutazione non decolla.

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