Il mercato dei giocattoli si evolve con il tempo. Dalle classiche bambole di pezzo, ai trenini ai moderni fino ai robot telecomandati, l’innovazione non si è mai fermata.
Negli anni l’industria del giocattolo ha pensato un prodotto che ha avuto un grande impatto sulla fantasia dei bambini, caratterizzando un’epoca: la linea di giocattoli Mighty Max, ideata dall’azienda inglese Bluebird Toys.
Quale fu la novità, che li rese tanto speciali?
Fu il formato “mini”, piccoli gusci che racchiudevano al loro interno mondi fantastici dalle dimensioni compatte, tascabili e che stavano nel palmo della mano.
Le origini di Mighty Max
Dopo il successo di “Polly Pocket”, una serie di mini-case di bambola che si chiudevano in gusci compatti, Bluebird decise di creare un equivalente per i ragazzi.
Da qui nacque il marchio di Mighty Max che invece di ricorrere a scenari idilliaci e colorati, apre le porte a mondi pieni di mostri terrificanti, teschi e orrori inimmaginabili.
Lontano dall’estetica innocente di Polly Pocket, ma seguendo la stessa formula vincente di gioco auto-contenuto con miniature, Mighty Max divenne un successo istantaneo nel 1992.
La storia di Mighty Max
Nella prima serie di gusci uscita sul mercato era stampata sul retro della confezione una storia che potesse dare un contesto alle varie avventure del ragazzino alle prese con i vari mostri e pericoli.
Nel testo era scritto che Max aveva ricevuto un cappellino da baseball da suo padre. Una volta indossato questo, l’intero mondo cambiava attorno al giovane proiettandolo in piani paralleli pericolosi e allucinanti, popolati da creature che avevano l’obiettivo di imprigionarlo per sempre.
Con il nuovo lancio, in collaborazione con il distributore Mattel per il mercato mondiale, venne prodotta la serie animata Le Avventure di Mighty Max che influenzò anche le storie dei gusci, lo status del personaggio e introdusse comprimari e avversari.
In origine il nostro Max era un ragazzino sui 10 anni. Nella nuova serie diventa un quindicenne, con un cappellino da baseball che mostra il simbolo della M sul fronte.
Il suo aspetto viene modificato per renderlo meno “british” e più simile a Bart Simpson, raggiungendo quindi quella fetta di ragazzini americani della classe media.
Anche nei Playset furono introdotto dei comprimari: un guerriero vichingo immortale di nome Norman e Virgil, l’ultimo discendente dei lemuriani, una specie di sapienti e studiosi.
Questi due personaggi sono rispettivamente la guardia del corpo di Max e il suo mentore e consigliere.
La serie animata permise poi l’introduzione di un antagonista principale chiamato Skullmaster (da noi adattato in Cavaliere del Teschio Maledetto) che ridefinisce anche il design di uno degli avversari di Mighty Max nel primo Playset uscito chiamato Skull Mountain.
I Gusci di Mighty Max: porte verso l’avventura
I gusci di MM erano più che semplici giocattoli.
Erano piccoli mondi di gioco, ognuno con una storia unica da raccontare.
Al loro interno potevate trovare intricati paesaggi, creature e personaggi, molto dettagliati con un livello di cura sorprendente nonostante le piccole dimensioni.
Questi gusci erano disponibili in tre diverse grandezze: Horror Heads, Doom Zones e i set più grandi comunemente definiti Playset.
Furono commercializzate anche sette action figures che ricalcavano i modelli dei nemici delle prime Doom Zones e Horror Heads.
Ogni guscio fungeva da palcoscenico per un’avventura unica.
Per esempio, il playset “Skull Mountain” già citato, non era semplicemente una montagna a forma di teschio, ma la dimora di un potente stregone (successivamente diventato Skullmaster) che Max doveva sconfiggere.
La narrazione così coinvolgente, in combinazione con una serie animata di successo, dava vita ad universo vivo e in trasformazione che coinvolgeva i bambini a un livello molto più profondo di quanto non facessero i giocattoli senza una storia.
L’Espansione dell’Universo di Mighty Max
Il successo ottenuto ha portato alla creazione di nuove linee di giocattoli.
Tra queste, c’erano le Shrunken Heads, i più piccoli di tutti i set di Mighty Max, e i Monster Heads, strani set che non si aprivano come i tradizionali playset, ma piuttosto venivano forniti con una mini-figura di Max e un mostro che si sedeva “dentro” la testa.
Un’altra tipologia erano Battle Warriors.
Questi univano in uno stesso prodotto il tradizionale set con un’action figure.
Da qui l’idea di mostri le cui parti del corpo si aprivano per rivelare Max, Norman, Virgil e/o mini-figure del cattivo, spesso con un accessorio.
Che valore hanno oggi i giocattoli vintage di Mighty Max?
Nonostante la breve vita della serie, terminata nel 1994 dopo due stagioni e 40 episodi, e l’uscita degli ultimi giocattoli nel 1996, il fascino di questi particolari gadget persiste ancora oggi.
I gusci di Mighty Max, soprattutto quelli ancora nella loro scatola originale, raggiungono cifre interessanti nel mercato del collezionismo di giocattoli vintage, a dimostrazione dell’apprezzamento duraturo per questa serie. Anche usati possono avere un loro mercato, a condizione che all’interno contengano ancora i piccoli personaggi (foto).
Il franchise non è stato mai ravvivato da alcun tentativo di Bluebird. Nel 1998 Mattel assorbì l’azienda chiudendo la sede in Inghilterra, ponendo fine alle avventure del ragazzino con il cappellino.
Fatto curioso: nel 2020 venne distribuita la lista definitiva dei giocattoli Mighty Max. Gli appassionati scoprirono così prodotti che non avevano nemmeno idea fossero usciti.
Tra questi citiamo il Wristwatches, un orologio da polso che riproponeva l’estetica della prima serie di Doom Zones (uno scenario della terza serie), apribile e con all’interno un piccolo Max.
Ultima ma non per importanza la linea Dread Heads, gusci con i capelli sintetici stile Troll che potevano aprire e chiudere le mascelle per catturare (o meglio per i bambini, trasportare) la figures.
Il Futuro della serie di giocattoli
I gusci di Mighty Max offrivano un’esperienza di gioco unica e avvincente, combinando narrazione, dettagli visivi impressionanti e illimitati mondi d’azione.
Questi giocattoli sono un ricordo prezioso per tanti di noi cresciuti negli anni ’90. Un simbolo di un’epoca in cui l’avventura poteva essere tenuta nel palmo di una mano.
Nel panorama moderno del giocattolo, dominato da videogiochi, realtà virtuale e robotica, sembra ci sia poco spazio per qualcosa di più semplice e nostalgico come questi piccoli gusci.
Tuttavia, con il ritorno del brand Polly Pocket sugli scaffali dei negozi (sebbene le dimensioni tascabili siano state rimpiazzate da bambole di 2-3 centimetri), non possiamo che augurarci il ritorno in auge di qualche nuova avventura di MM.
In un’epoca in cui l’interazione fisica viene spesso sacrificata in favore della tecnologia, i giocattoli dei vecchi anni 80 e 90 possono offrire una valida alternativa più stimolante e creativa.
Chissà, forse un giorno vedremo Max, Norman e Virgil tornare per affrontare nuove sfide, stuzzicando la fantasia delle nuove generazioni come già accaduto negli anni ’90.