Tra i personaggi che popolano il mondo dell’immaginario, i puffi hanno conquistato un posto d’onore ormai da diverse generazioni. “Gli strani ometti blu”, portatori del loro messaggio di amicizia e amore per la natura, non vivono solo nella loro foresta, ma anche nel cuore di milioni di persone da più di sessant’anni.
L’origine del fumetto
Le antiche tradizioni europee sono piene di storie di piccoli popoli che convivono con gli umani: da questa radice culturale, le piccole creature blu prendono forma grazie al genio creativo del fumettista belga Pierre Culliford, conosciuto come Peyo. Una sera del 1958, a cena con altri amici fumettisti, chiese ad uno di loro di “passargli il puffo” indicando la saliera, perché in quel momento non gli veniva il nome dell’oggetto. Da qui prese vita un vivace gioco verbale tra gli amici con la nuova parola: stava nascendo la lingua dei puffi, e da lì, i puffi stessi. Lo racconta lo stesso Peyo:
‘Passe-moi le schtroumpf.’ Il m’a dit : ‘Tiens voilà le schtroumpf’. Je lui ai dit : ‘Merci de me l’avoir schtroumpfé, quand je n’en aurai plus besoin je te le re-schtroumpferai’.
“Gli chiesi a tavola di passarmi il… il… e non trovando la parola gli dissi: ‘Passami il puffo.” Mi ha detto: ‘Ecco il puffo’ Gli ho detto: ‘Grazie per avermelo puffato, quando non ne avrò più bisogno te lo pufferò di nuovo’ .
Il nome originale dei puffi è infatti “Schtroumpfs”, tradotto in 55 lingue e in 90 Paesi. Il loro linguaggio è così peculiare che persino Umberto Eco vi dedicherà un saggio nel 1979, dal simpatico titolo “Schtroumpf und Drang“.
Inizialmente appaiono come comprimari nella storie di Johan e Pirlouit (John e Solfami in Italia) cui in quel momento stava lavorando Peyo. Ma visto l’immediato successo che riscuotono diventano protagonisti delle proprie avventure a partire dal 1959, con il racconto “I puffi neri”, pubblicato sulla rivista “Le journal de Spirou”. Le piccole creature sono così amate dai bambini che Peyo disegnerà ben tredici albi, colorati dalla moglie Nine Culliford.
Dal fumetto allo schermo: il cartone animato dei Puffi
I puffi approdano ben presto anche in TV: già dal 1961 appaiono in cortometraggi per la tv belga, grazie ad un’iniziativa dell’editore Dupuis. A metà degli anni ’70 arriva il primo lungometraggio, “Il flauto a sei puffi”, per il quale Peyo crea da solo l’intero storyboard di oltre 1200 tavole. Il film ebbe un enorme successo, incassando oltre 11 milioni di dollari e guadagnando il primato di film di animazione non Disney con il più alto incasso di sempre fino a quel momento. Questo passaggio dalla tv al cinema consacrerà la popolarità degli ometti blu, che da quel momento colonizzeranno negozi di giocattoli, cartolerie, e ogni tipo di articolo per bambini.
Ma il successo non si ferma qui: all’inizio degli anni ’80 i puffi diventano protagonisti della famosissima serie animata che tutti conosciamo, prodotta da Hanna-Barbera, conquistando anche l’America e raggiungendo una popolarità mondiale.
Provato dal diabete e sfinito dai ripetuti viaggi tra Europa e America, Peyo muore prematuramente di infarto nel 1992. Dopo la sua morte la creazione delle storie dei puffi passa al figlio, Thierry Culliford.
I puffi in Italia
Gli ometti blu arrivano nel nostro Paese nel 1963, apparendo per la prima volta nella rivista Tipitì con la storia “Il flauto a sei strunfi” (dal numero 21 al numero 27), dell’editore Dardo, con il nome originale tradotto appunto in “Strunfi”. Da qui passano poi nel 1965 al Corriere dei Piccoli, che rinomina i personaggi “Puffi” per la spiacevole assonanza in italiano della precedente traduzione, e dal 1982 le loro avventure vengono pubblicate da “Il Giornalino”. Fioccano le pubblicazioni di storie, strisce e riadattamente della serie animata anche ad opera di altre case editrici: Edigamma con una pubblicazione dedicata (“I Puffi” e “Il corrierino dei Puffi”) che esce in edicola ogni due settimane. Mondadori pubblica “Mondo Puffo” e “Storie Puffe”, Salani “Storie di Puffi”.
Anche in Italia il boom arriva con la serie televisiva di Hanna-Barbera, trasmessa a partire dal 1981 nelle reti locali, e dall’anno successivo sulle reti Mediaset, nelle fasce orarie dedicate ai bambini, con la celebra sigla cantata da Cristina D’Avena. La serie prosegue fino al 1990, per un totale di 421 episodi.
I personaggi ed il loro ambiente
Le storie dei puffi sono ambientate in epoca medioevale. Il cuore del loro mondo è il villaggio in cui vivono, Puflandia, nascosto nella foresta ed invisibile agli occhi umani. Abitano casette a forma di fungo, ognuna delle quali riflette la personalità del puffo che ci vive. Il villaggio è circondato da un fitto bosco, popolato di animali e creature fantastiche, e che diventa talvolta il campo di battaglia tra i puffi ed il loro acerrimo nemico, Gargamella.
Ma quanti sono i puffi? Inizialmente sono 99, diventano poi 100 con l’episodio che si intitola appunto “Il centesimo puffo”. Un altra informazione la troviamo nel fumetto “Il puffissimo”, dove in assenza del Grande Puffo si tiene una votazione che conta 99 schede (contanto anche il Grande Puffo arriviamo a 100). Nel corso delle storie arriverà occasionalmente qualche nuovo puffo che si aggiunge al gruppo. Piccoli di statura (come dice lo stesso Peyo, “alti tre mele”), indossano tutti pantaloni bianchi e il tipico cappellino. Una curiosità: Il copricapo bianco dei puffi prende ispirazione dal berretto frigio che nell’antica Roma i padroni donavano agli schiavi liberati, simboleggia quindi la libertà. Unica eccezione è il Grande puffo, leader saggio della comunità, che indossa cappello e pantaloni rossi.
Anche se apparentemente tutti uguali, ogni puffo presenta tratti della personalità e caratteristiche ben distinte da tutti gli altri. Abbiamo così il pedante Quattrocchi, il geniale Inventore, il vigoroso Forzuto, il simpatico Burlone, l’artista Pittore e così via.
Personaggi secondari
Nelle storie dei puffi incontriamo molto spesso anche altri personaggi:
Gargamella: Il villain della serie, che vive al confine della foresta. Uno stregone che complotta e armeggia di continuo nel tentativo di catturare i puffi per i suoi scopi malvagi, fallendo sistematicamente. Con l’intento di portare scompiglio nella comunità dei puffi crea Puffetta, l’unico puffo femmina del gruppo, almeno fino all’arrivo di Bontina e Nonna Puffa, anni dopo. La miscela di ingredienti che usa per crearla lasciò offesa per settimane la moglie di Peyo, e come darle torto? Se volete provare a fare in casa la vostra puffetta, ecco la ricetta di Gargamella:
“Un tocco di civetteria…uno strato di pregiudizio…tre lacrime di coccodrillo…un cervello di cardellino…polvere di lingue di vipera…un carato di inganno…un pugno di rabbia…un dito di menzogna…un moggio di golosità…un quarto di malafede…uno di incoscienza…una vena di orgoglio…una pinta di invidia…un tocco di sentimentalismo…”
Birba: Il gatto rosso compagno di Gargamella, che condivide il suo odio per i puffi e spera prima o poi di mangiarne uno. Nell’originale belga si chiama Azrael, che è il nome dell’angelo della morte.
Madre Natura: La fata benevola responsabile dell’equilibrio della Natura e dell’avvicendarsi delle stagioni. Protegge gli abitanti della foresta e con i suoi poteri magici arriva spesso in soccorso dei suoi amici puffi.
John e Solfamì: John è un paggio diventato cavaliere, e Solfamì è il suo fedele scudiero, entrambi sono amici umani dei puffi.
Bue Grasso: è un gigante perennemente affamato. Gargamella cerca spesso di usarlo come complice per catturare i puffi, ma ogni tentativo va a finire con il gigante che gli si rivolta contro.
Omnibus: Amico di lunga data di Grande Puffo, è un mago che vive in una modesta casetta, piena di libri magici e pergamene. Grazie ai suoi poteri può trasportare John e Solfamì nel mondo dei puffi.
Merchandising e collezionismo
Ad un fenomeno di così vaste proporzioni corrisponde un’altrettanto ampia produzione di merchandising: giocattoli, prodotti di cartoleria, alimentari, gadget, abbigliamento, articoli per la scuola e anche parchi tematici. Parallelamente si è sviluppato anche il filone collezionistico, orientato in particolare verso i popolarissimi puffi della Schleich.
I puffi della Schleich
La Schleich, storica azienda tedesca di figurine giocattolo dipinte a mano (la stessa che ha prodotto anche gli Snorky) , inizia a produrre in serie la collezione dei Puffi in PVC nel 1965. La prima serie comprende tre puffi: Puffo Normale, Puffo Dorato e Puffo Condannato. Da qui in poi ogni anno vengono prodotte nuove figurine che vanno ad ampliare la raccolta. Negli anni ’70 arrivò un’azienda competitor, la Bully, che realizza figurine dei puffi distribuite inizialmente per Kellogg’s e poi vendute separamente. La Schleich mantiene comunque saldamente il posto di leader, arrivando a produrre nuovi puffi quasi ogni anno, ( dal 1965 ad oggi solo nel 1991 e nel 1998 non ci sono state nuove uscite), con un picco della produzione tra il 1975 e il 1990, fino ad arrivare agli oltre 500 pezzi attualmente esistenti.
Il collezionismo dei puffi Schleich è un fenomeno di portata mondiale, e con il passare del tempo alcuni dei puffi più datati o rari possono acquistare molto valore. La maggior parte dei puffi collezionabili sono i cosiddetti “Generic”, prodotti in maggior quantità. Ci sono poi i “Super Puffi”, ovvero i puffi dotati di accessori (veicoli, arredi, strumenti, attrezzi di vario genere). A questi poi si affiancano le varie edizioni limitate, i playset e gli edifici (le casette a forma di fungo, il mulino, il castello di Gargamella e così via). Le figurine sono identificate con un codice numerico che parte dal 20001 (codice di grande puffo), per cui più e basso il numero più è datato il puffo.
Valore e rarità
Per quanto riguarda il valore dei puffi Schleich, in linea di massima i criteri di valutazione sono la rarità e lo stato di conservazione. La grande maggioranza dei pezzi, in ottime condizioni, vale tra i 3 ed i 5 euro. Questo vale in particolare per i puffi prodotti fino agli anni 90, che a causa della grandissima distribuzione e dell’elevato numero di pezzi, sono molto comuni e del tutto abbordabili. Qualche euro in più alcuni soggetti particolari, come quelli dedicati alle festività o agli sport. Qualche decina di euro invece per i puffi storici, ovvero quelli ispirati ai personaggi storici come Cristoforo Colombo, Edison o i presidenti americani.