Topolino fumetto dalle origini ai giorni nostri
Topolino nasce in America nel 1928, da un’intuizione di Walt Disney e dalla matita di Ub Iwerks. Il personaggio si inserisce in un contesto – quello dei Funny Animals, animali antropomorfizzati e pasticcioni – molto in voga negli anni 20 in America. A questo filone appartenevano personaggi come Felix The Cat e Oswald The Rabbit, un’altra creazione destinata a conservare il suo posto fra gli archivi di qualche bibliografo ma non nel cuore di milioni di appassionati. Un destino ben diverso attende Mickey Mouse, la cui fama oggi raggiunge ogni angolo del globo. Ad avere il suo nome o la sagoma delle sue orecchie come logo sono Cortometraggi (Plane Crazy, Steamboat Willie), Silly Simphony, lungometraggi, parchi di divertimento a tema ed anche fumetti. Proprio di questi noi vogliamo occuparci e in questo articolo lo faremo parlandone fin dagli esordi, ossia le strisce giornaliere del 1930.
La nascita dei fumetti di Topolino
Spesso le grandi idee nascono per caso, in luoghi piccoli e fatiscenti, per intuizione di qualche artista geniale ma squattrinato. Nella genesi di Mickey Mouse ciò non è esattamente vero, sebbene sia ormai aneddotico l’episodio di Walt e del suo topo nel garage, al quale si sarebbe ispirato. In realtà Disney era reduce da un discreto successo ottenuto con la creazione di Oswald the lucky Rabbit e insieme a suo fratello Roy aveva già incassato circa 10000 dollari per i diritti sulle proiezioni del personaggio (che nel 1927 erano tanti soldi). Intenzionato ad avere un “suo personaggio” (Oswald era proprietà della universal Pictures), con l’aiuto di Ub Iwerks – artista di talento e fedelissimo – si mise al lavoro all’interno dei Laugh-O-Gram studios in Kansas e diede vita a Mickey Mouse. E’ il 1928. Egli è riconosciuto come uno dei pionieri del cinema d’animazione e aveva le idee molto chiare sul destino del suo simpatico topo e dei tanti personaggi che sarebbero arrivati dopo di lui: sarebbero divenuti stelle del grande schermo, come in effetti è accaduto. In quell’epoca i comics erano un prodotto secondario, un passatempo leggero in un periodo in cui investimenti e attenzione di aziende e pubblico erano tutti proiettati sul cinema. Anche per l’uomo dei sogni questo ragionamento aveva un senso, ma il fenomeno era talmente grande che non poteva rimanere circoscritto al cinema.
I comics e le strip americane
Il 13 gennaio del 1930, Mickey Mouse appare per la prima volta nelle “daily strips” dei periodici a stelle e strisce. La storia è “Topolino nell’isola misteriosa” (Lost on a desert island), la distribuzione curata dal King Features Syndicate. I testi sono di Walt Disney, la matita di Iwerks, gli inchiostri di Win Smith che ne curerà i disegni anche quando Iwerks, per dissidi interni, lascerà il progetto. Riprende il primo cortometraggio americano in cui il piccolo topo è apparso: Plane crazy (pazzo per l’aviazione e non “l’aereo impazzito” come viene erroneamente riportato quasi ovunque). La produzione sindacata del periodo prevedeva la pubblicazione di una striscia con cadenza giornaliera sui singoli quotidiani. Ogni striscia tradizionalmente conteneva quattro vignette, di conseguenza trascorrevano anche mesi prima di svelare l’epilogo dell’avventura. Nel caso di Mickey Mouse si decise però di creare delle gag all’interno di un’avventura a più ampio respiro, che fossero autoconclusive, così da non lasciare i bambini scontenti. Il successo delle daily strips convinse il King Features Syndicate a pubblicare nel 1932 le Sunday pages, tavole domenicali a piena pagina. Generalmente erano autoconclusive e davano spazio a gag semplici e non troppo articolate, con protagonisti i personaggi spalla.
Evoluzione del personaggio e sviluppo delle storie
Felix the cat, Julius the cat (altra creatura del duo Disney/Iwerks) e i vari Funny animals americani erano i protagonisti delle strips americane degli anni 20. Si trattava però di animali antropomorfi privi di un carattere ben definito. Non si esprimevano come un essere umano, non parlavano. Il processo di immedesimazione da parte del lettore era un po’ difficoltoso. Erano figure assimilabili più agli animali di Esopo o Le Fontaine, che incarnavano i nostri vizi e si esibivano in gag, spesso senza alcun filo conduttore.
Disney e i suoi artisti hanno il merito di introdurre nelle loro strips una trama e avventure appassionanti, comprensive di gag sapientemente inserite. Col passare degli anni le avventure diventano sempre più coinvolgenti e cinematografiche. Merito soprattutto di Floyd Gottfredson, autore che a partire dal 1930 rivoluzionò il fumetto Disneyano e il suo principale personaggio: egli passò da essere un sempliciotto sfaccendato a un avventuriero e un detective. Trasformò lui e il suo mondo di funny animals in personaggi molto umanizzati, che di animale avevano solo l’aspetto. Fu lui a modificare l’immagine di Mickey, lo umanizzò a partire dalla sua pupilla, rendendola più espressiva al posto di quella enorme pupilla che potete vedere nei disegni vintage delle prime storie. Successivamente gli tolse il mutandone rosso e lo vestì con una camicia e dei pantaloni lunghi, conferendogli un aspetto più adulto. Da un punto di vista del carattere del personaggio e della trama, le storie fino agli anni 50 non hanno nulla da invidiare ai noir dello stesso periodo: in quelle pagine erano toccati temi abbastanza forti, il pathos del racconto saliva alle stelle vignetta dopo vignetta. Il concetto di morte non era avulso da queste storie e talvolta i comprimari, quasi sempre antagonisti, facevano una fine atroce. Comparivano anche donne affascinanti e malvage, prive di quelle sfumature “buffe” che connotano i cattivi più moderni a cui siamo abituati noi lettori delle ultime generazioni. Per fare un esempio, In “Topolino e la casa misteriosa” (Walsh / Gottfredson), la protagonista femminile è la bella Drusilla, che si rivelerà essere una strega centenaria senza scrupoli: sebbene non sia esplicitamente dichiarato, la donna morirà fra le fiamme della casa. Anche le reazioni dei personaggi sono molto umane e cinematografiche, atipiche per un pubblico di bambini.
Fumetto Topolino: i maestri americani del giornalino
Il topo è una creazione di Walt Disney e Ub Iwerks, ma il loro contributo al fumetto è molto relativo. Il primo era un uomo di cinema e Iwerks interruppe agli albori la sua collaborazione con gli studios. Ci sono stati però tanti altri autori che ne hanno sviluppato la personalità, ampliato l’universo e portato al successo. I più noti e celebrati, a ragion veduta, sono Floyd Gottfredson e Carl Barks. Senza questi due artisti Topolinia e Paperopoli sarebbero oggi due città fantasma. Oltre ai due grandi maestri però altri illustratori e sceneggiatori si sono distinti per estro e creatività. Fra i più noti ricordiamo Al Taliaferro, Merrill De Maris, Ted Osborne, Dick Moores, Bill Walsh, Dick Moores, Roy Williams, Earl Duvall, Bob Karp, Don Rosa, Art Babbitt, solo per citarne alcuni.
Floyd Gottfredson
Nel 1930 Ub Iwerks, Walt Disney e Win Smith avevano appena avviato la pubblicazione delle strisce sui quotidiani americani. In quegli stessi mesi però Iwerks lascia la Disney, un cambiamento che spiana la strada al giovane Gottfredson, che lavorava già come animatore per le Silly Simphony e viene trasferito alle stanze del cartaceo. A Gottfredson dobbiamo i più importanti cambiamenti fisici e caratteriali di Mickey Mouse. Inoltre, arricchì quell’universo di tanti nuovi personaggi: Eta Beta e Pflip, Macchia Nera, il professor Enigm, Tip e Tap, il commissario Basettoni, sono i più celebri. Le sue storie, soprattutto quelle in coppia con Walsh, hanno un taglio narrativo assimilabile ai noir degli anni 40 e 50 americani. Sebbene Nei primi anni di attività agli autori non era consentito firmare le proprie tavole, i suoi lavori erano sempre particolari e riconoscibili. Il suo lascito ai disegnatori che gli sono succeduti è immenso e inesauribile.
Carl Barks
Se Gottfredson è l’uomo dei topi, Barks è l’uomo dei paperi. Insieme al collega è l’artista più innovativo e rivoluzionario dei Disney studios. Con Taliaferro ha caratterizzato Paperino per come lo conosciamo, inoltre, ha inventato il personaggio di Paperon De Paperoni, il cugino Gastone, Amelia, Archimede Pitagorico, i Bassotti e gran parte dei cittadini di Paperopoli.
E’ stato il primo autore di rilievo a cimentarsi con le strips e ancora oggi è, con probabilità, quello che ha lasciato maggiormente il segno nella storia dei comics. Alla sua morte, solamente Don Rosa ha saputo proseguire con coerenza l’opera Barksiana.
Al Taliaferro
E’ stato il primo illustratore a disegnare Paperino all’interno di una striscia, pubblicata in coppia con Ted Osborne. Donald Duck era già apparso in una Silly Simphony animata, la Gallinella saggia, ma soltanto per pochi minuti e come personaggio secondario. Taliaferro ne intuisce il potenziale e propone a Roy Disney una serie in cui il papero fosse protagonista, ma Roy giudica le gag deboli e infantili e boccia il progetto. Taliaferro ci riprova ancora, questa volta mostrandole direttamente a Walt, che pur senza troppi entusiasmi acconsente. In coppia con Bob Karp ha lavorato per circa 30 anni alla serie di Donald’s Duck. Il successo fu subito strepitoso, al punto che il King Features Syndicate dichiarò che le strisce furono il maggior record di vendite per allora. Taliaferro e Osborne Sono gli inventori dei nipotini, Qui, Quo e Qua.
Storia editoriale in Italia di tutti i fumetti di Topolino
Gli esordi
L’Italia è fra i paesi che per primi hanno importato il prodotto made USA. La prima apparizione “autorizzata” in una testata ufficiale è del 1930 sull’illustrazione del popolo. La storia è “Topolino nella giungla” e verrà pubblicata con lo stesso metodo americano: una striscia con quattro vignette ad ogni uscita del settimanale, da marzo fino a dicembre.
Oltre a questa apparizione “ufficiale” abbiamo alcune pubblicazioni per così dire “apocrife”, dove si vede il personaggio ma non se ne fa mai il nome. La principale è “Sua altezza reale il principe Codarello” di Annemar Togett edito da Cappelli. Un libro dove compare l’immagine del personaggio ma con una storia che nulla ha a che vedere con l’universo disneyano. Ben più deboli e discutibili sono invece le analogie con il Topolone edizioni libreria del 900, versione anni 20 del Topolone edito da Mastellone nel 50. La silhouette del topo è ben diversa, è molto grasso, sebbene gli abiti simili e l’aspetto richiamino quello Disney.
Topolino giornale Nerbini
L’Italia e in particolare l’editore Nerbini, mostrarono grande lungimiranza e fiuto per gli affari perché per primi dedicarono un’intera testata al nostro eroe, intitolata proprio a suo nome. La Topolino giornale Nerbini anticipa infatti perfino l’uscita americana di Dell e nel dicembre del 1932 è in vendita nelle edicole dello stivale.
Questa testata fra alterne vicissitudini è stata venduta fino al numero 738, coprendo un arco temporale che inizia nel 1932 e si conclude nel 1949. Durante tutti questi anni alcuni eventi ne hanno arricchito di aneddoti la storia editoriale.
Tanto per cominciare, a causa di dissidi con Guglielmo Emanuel, l’agente italiano che curava i diritti del King Features Syndicate in Italia, Giuseppe Nerbini fu costretto a cambiare già dopo il terzo numero il nome della sua rivista che fino al numero 5 si chiamò “Topo Lino”. Risolte le beghe burocratiche, il giornale ri-ottenne il suo titolo originale e dal numero 7 anche la pubblicazione in italiano delle strisce americane.
La rivista tuttavia non era esclusivamente incentrata su Mickey Mouse, ma comprendeva avventure di personaggi minori come Pisellino e Sorcettino.
Nerbini interruppe la produzione del giornale nel 1935
Altre pubblicazioni Nerbini con Mickey Mouse
In contemporanea alle uscite “ordinarie” del suo giornale, Nerbini pubblicò anche altre serie:
– Gli albi Nerbini 1 / 9 a partire da “Topolino contro Wolp” del 1933 fino a “la brigata Topolino al lago polveroso” del 1935.
– 42 supplemento al giornale.
Il giornale nel periodo Mondadori
Nel 1935 i diritti di pubblicazione furono ceduti a Mondadori e la direzione affidata ad Antonio Rubino.
La storia del giornale andò di pari passi con la storia della nostra nazione e i movimenti politici che sconvolsero il paese prima, durante e dopo la guerra si rifletterono sui contenuti e le uscite della rivista: la censura fascista nel 1938 vietò la pubblicazione di contenuti americani (unica eccezione proprio per le storie Disney) e tutti i contenuti esteri vennero banditi dal giornale, che poteva accogliere soltanto autori italiani. Nel 1942 tuttavia anche questa “amnistia” nei confronti dei personaggi decade e anche il topo viene bandito dalla rivista a cui da il nome. Dal 1942 fino al 1943, anno in cui la pubblicazione verrà sospesa a causa del conflitto bellico, il nuovo protagonista sarà “Tuffolino”, una sorta di alter ego di Mickey Mouse versione umana e ideato da Federico Pedrocchi. Le storie però sostanzialmente sono le stesse made in america, con la censura del personaggio nelle vignette in cui avrebbe dovuto essere protagonista. L’ultimo numero prima del conflitto bellico è il 564. Il numero 565 verrà pubblicato solamente nel dicembre del 1945 e da li in poi, senza più interruzioni fino al 1949.
Topolino libretto settimanale
Il passaggio fra giornale e libretto fu repentino. Nell’aprile del 1949 esce l’ultimo numero del giornale, il 738, e nello stesso mese inizia la pubblicazione del libretto di dimensione 12,5 x 18 cm. Ad oggi questo è ancora il formato del periodico, con differenze di millimetri o centimetri nel corso degli anni. Originariamente aveva cadenza mensile; a partire dal numero 40 del 1952 divenne quindicinale e con il numero 236 del 1960 settimanale, come è ancora oggi.
Negli anni sono state apportate alcune piccole modifiche grafiche, che identificano i vari periodi di pubblicazione. Comunemente si considerano spillati i numeri da 1 a 74. Quelli successivi brossurati. Questo però non è propriamente corretto, perché dal 75 fino al 121 le spillette sono rimaste sempre presenti internamente (e non esternamente come nei precedenti). In questo arco di numeri venne però fatto qualche tentativo di brossura nei numeri 78,79,80,81 per poi tornare alla brossura.
Il numero 122 è il primo integralmente brossurato. Dal numero 121 al numero 144 cambia inoltre la grafica della costa: una striscia con i disegni dei protagonisti delle storie in miniatura. Col numero 145 la costa torna nuovamente regolare ma soltanto fino al numero 164: dal 165 in poi infatti inizia la celebre costina a quadretti. La classica costina laterale gialla con numero di serie viene introdotta nel 1967, con il numero 605. con il formato libretto con ologramma in copertina.
Per molti anni Topolino è stato il periodico a fumetti più venduto in Italia (era lotta serrata con Tex), con vendite vicine al milione. Sul finire degli anni 70 abbiamo assistito a una prima crisi di vendite, ma negli anni 90 il settimanale si è ripreso ottimamente, grazie a storie di qualità sempre maggiore. L’Italia è il paese che ha realizzato il maggior numero di storie inedite, esportandole in tutto il mondo. Purtroppo questo non è bastato a risolvere la deriva generale del fumetto, sempre meno attraente per il pubblico giovanile. Ad oggi le vendite del settimanale sono significativamente ridimensionate rispetto ai fasti passati.
Pubblicazioni anteguerra e dopoguerra: gli albi d’oro Mondadori
La serie albi d’oro Mondadori inizia nel mese di gennaio 1937 e si interrompe nell’agosto del 1940, con il numero 41. Gli albi sono molto sottoli e ognuno reca in copertina il titolo della storia che contiene. Quasi tutte le uscite contenevano storie tratte dalle strisce di Gottfredson già edite, con l’eccezione di un albo dei 3 porcellini e di alcune storie con Paperino. La pubblicazione degli albi d’oro riprese al termine del secondo conflitto bellico con la seconda serie, nel 1946. Con l’occasione la numerazione si azzerò e ripartì dal numero 1. In questo caso la presenza di storie non Disney era più massiccia e a personaggi come Alice, i Tre porcellini, Paperino etc. si alternavano Pecos Bill e Oklahoma o ristampe di altre storie Mondadori. Dopo il numero 372 del 1952 gli albi d’oro si suddividono in due sotto-serie: serie comica e serie della Prateria e la numerazione riparte da 1. Le storie erano contenute nella comica. La serie comica proseguì fino al 1957, prima di diventare Almanacco.
Almanacco di Topolino
Gli albi d’oro cambiano nome e diventano Almanacco, nel 1956 / 1957 (gli ultimi 3 albi d’oro del 1956 si intitolano almanacco). La loro pubblicazione è mensile e la numerazione va da 1 a 12, partendo dal 1957.
5 Almanacchi erano già stati pubblicati nel periodo anteguerra parallelamente alla prima serie albo d’oro. 18 almanacchi erano stati pubblicati nel dopoguerra, in contemporanea con la stessa serie.
In totale, a partire dal 1957 fino al 1984, uscirono 336 numeri. Il periodico cambia nome nel 1985 in mega almanacco e successivamente in Mega 2000 e Mega 3000. Fino al 1969 ha avuto numerazione annuale (da 1 a 12), dal 1970 il calcolo viene fatto sul totale. Le dimensioni sono più grandi di quelle del classico libretto e le storie, oltre alle classiche americane, includono anche nuove storie italiane e danesi.
Anche gli almanacchi avevano figurine, bollini e gadget. Uno molto simpatico, il deposito di zio Paperone, si trovava nel numero 161 del maggio 1970.
Gli albi della rosa
Nel 1954 esordisce una nuova testata Mondadori: gli albi della rosa. Vengono comunemente confusi con gli albi d’oro, perché nel formato piccolo si somigliano molto, ma sono due serie differenti. Ogni albo ha 32 pagine e anche questa serie reca in copertina il titolo della storia che contiene. La serie inizia con il numero 1 dal titolo il tesoro del rajah e prosegue fino al numero 634 del 1967. In realtà verrà estese anche oltre quella data, ma con una modifica: il nome della testata diventa “gli albi di Topolino”. Il formato è praticamente lo stesso, ma sparisce il nome della storia dal titolo. Si conclude con il numero 1430 del 1982.
I classici di Walt Disney
Furono due serie: una prima di 71 albi e la seconda, tuttora in corso che conta oltre 500 volumi.
La serie considerata storica è la prima dei classici, iniziata nel 1957 con il volume intitolato “I classici di Walt Disney” e conclusasi nel 1971 con “il Megapapero”. E’ una serie molto amata, che racchiude alcune fra le più belle storie, nostrane e internazionali. I volumi uscivano in contemporanea agli albi o al libretto e venivano venduti come supplemento. I primi 3 numeri sono i soli ad essere stati ristampati.
L’era dell’editore Panini
Nel 2013, dopo anni di gloriosa attività, la Mondadori – forse a causa di un calo di vendite preoccupante e di tirature sempre più basse – cede lo scettro e i diritti alla Panini. Il 3019 (uscito anche in variant) è il primo numero della nuova edizione Panini e si presenta con una cover molto caratteristica: in rovesciata come Carlo Parola, simbolo degli album dei calciatori. Ancora oggi i diritti in Italia sono di proprietà della Panini Comics, che ogni mercoledì porta nelle nostre (poche) edicole il settimanale.
Gadget, bollini, cartoline e figurine
– Al fine di fidelizzare i lettori venne proposta una raccolta punti. In quasi tutti i fumetti sono infatti presenti uno o più bollini dal valore di uno o più punti. I bollini andavano ritagliati e la loro raccolta consentiva di sbloccare i vari livelli del club. Il premio erano spille, gadget, attestati tutti a tema Disney. Il concorso durò fino al numero 1463.
– Dal numero 220 al 400 all’interno del fumetto erano allegate le figurine, suddivise in fogli da 4 o da 8. Le figurine erano di carattere didattico: pesci, uccelli, animali etc. e venivano raccolte dentro l’enciclopedia.
– Il numero 578 è il più triste di tutti: viene data in allegato la letterina della morte di Walt Disney.
– Numerosi sono i gadget dati in omaggio ai lettori della serie. Fra questi ricordiamo: gli occhiali 3D allegati al numero 75. I francobolli operazione Quack dal 906 al 916, metallici, con incisi personaggi come Pippo, Paperino, Zio Paperone etc. Lo scudo di Robin Hood allegato dal numero 1010 al numero 1016 con i personaggi del lungometraggio.
Ulteriori informazioni sul sito ufficiale: www.topolino.it
Qui informazioni sul costo, sulla valutazione e quotazione per i collezionisti.
I maestri del fumetto Disney, dagli anni 50 al 2000
Senza timore di sconfinare nel campanilismo, possiamo affermare che l’Italia vanta una delle più grandi scuole di sceneggiatori e disegnatori. Sebbene le prime pubblicazioni comprendessero per vasta parte storie scritte da autori americani, gli autori del dopoguerra si sono imposti con il loro personalissimo taglio e con storie inedite. La scuola veneta, la scuola ligure, i milanesi, hanno realizzato storie e inventato personaggi che sono stati importati all’estero, da Paperinik a Indiana Pipps, passando per Brigitta. Una citazione comprensiva di tutti i loro nomi sarebbe ardua e lascerebbe comunque fuori qualcuno, ma alcuni fra questi è bene menzionarli, in ordine assolutamente sparso: Guido Martina, Romano Scarpa, Giovan Battista Carpi, Rodolfo Cimino, Luciano Bottaro, Giorgio Cavazzano, Giulio Chierchini, Marco Rota, Massimo De Vita.
Guido Martina
Fin dagli esordi del libretto, con le sue storie ha appassionato milioni di giovani lettori nel dopoguerra. Autore piemontese molto prolifico, ritenuto paradossalmente anche “scomodo” e “sconveniente”, ha lasciato un segno indelebile nell’universo dei topi e dei paperi. Per i topi ha realizzato alcune fra le più belle storie italiane di sempre: l’inferno di Topolino, il doppio segreto di macchia nera, il cobra bianco. Viene considerato uno fra i pochi artisti italiani ad aver saputo ricreare le atmosfere noir, cupe e misteriose tipiche di Gottfredson. Il suo lessico è estremamente curato, i personaggi politicamente scorretti, le trame articolate e coinvolgenti. Lo zio paperone martiniano è forse il più spietato fra tutti. D’altra parte, anche i cattivi di Topolinia, Macchia nera su tutti, incutono un reale senso di inquietudine. Purtroppo, alcune storie sono state ritenute semplicemente “inadatte” a un pubblico di bambini.
Dettaglio da non trascurare: è il co-creatore di Paperinik.
Romano Scarpa
Scarpa ha collaborato in veste di disegnatore, sceneggiatore o entrambi a circa 500 storie: l’unghia di Kali, Paperino e l’uomo di Ula ula, la collana Kirikawa, Paperino e i gamberi in Salmì, Paperolimpiadi, sono soltanto alcune fra le più celebri avventure del maestro veneto. Come illustratore, ha formato con Guido Martina un sodalizio prolifico e di qualità. Si è distinto anche come valente sceneggiatore. Molto apprezzato anche da Barks, sicuramente è l’autore italiano Disney più conosciuto nel mondo e fra i pochi ad avvicinarsi all'”olimpo” dove collochiamo lo stesso Barks e Gottfredson.
Il suo contributo è stato impreziosito dalla moltitudine di personaggi che ha ideato: la spasimante di Zio Paperone Brigitta, la fidanzata di Gambadilegno Trudy, l’inventore Filo Sganga e il villain Plottigat, cugino di Gambadilegno, solo per citare i più celebri.
Girgio Cavazzano
Fra gli autori in attività più apprezzati, imitati e copiati nel mondo, Cavazzano è un punto di riferimento per le nuove generazioni. Ha avuto merito e fortuna di affinare la sua tecnica inchiostrando le storie del maestro Romano Scarpa. Come Cavazzano stesso racconta, la moglie di Scarpa vide i suoi disegni e gli diede il contatto del marito. Il quattordicenne Cavazzano si fece subito avanti e il caso volle che proprio in quei giorni l’inchiostratore “titolare” avesse deciso di prendere i voti, lasciando vacante la sua posizione. Il suo talento precoce ha fatto il resto. Ha contribuito come creatore o co-creatore alla nascita di nuovi personaggi: Ok quack, Paperinika, Reginella e il detective strampalato Umperio Bogarto.
Paperino e gli altri amici Disney
In tutti questi anni tanti personaggi sono comparsi, a volte per brevi periodi, altre in pianta stabile, a far compagnia al nostro eroe. Vediamone qualcuno:
Pippo
Il migliore amico del…topo! Non poteva che essere un cane antropomorfo. Il collo di tartaruga, un carattere tonto e bonaccione (il nome originale americano è “Goofy” infatti). La prima apparizione è in un fotogramma del 1932 di un corto, diretto da Wilfred Jackson. Fu però Pinto Colvig a intuirne il potenziale e a caratterizzarlo. Il comico inoltre lo doppiò fino alla sua morte. Alla morte di Pinto, le sue apparizioni in tv si diradarono, ma negli anni 90 la serie “in viaggio con Pippo” lo riporta in auge, decontestualizzandolo dal suo background precedente. Il suo alter ego nei fumetti è Super Pippo.
Eta Beta
Personaggio nato da una geniale intuizione del duo Gottfredson / Walsh. Appare per la prima volta in “l’uomo del futuro” e diventerà una delle principali spalle di Mickey Mouse nelle sue avventure. Si nutre di naftalina, è un inventore brillante e antepone la lettera “P” davanti a molte delle parole che usa. Ha un animale di compagnia, Pflip.
Minnie
Fidanzata fin dal primo cortometraggio Plane crazy. Nel corso degli anni le sue apparizioni si sono diradate, poiché gli sceneggiatori le preferiscono personaggi più caratterizzati come Paperino, Pippo, Pluto o Eta Beta.
Paperino
Per tanti appassionati lettori la vera stella è proprio lui! Un papero vestito alla marinara, sfortunato, vessato da uno zio despota, un cugino odioso e una fidanzata perfettina. Con in più quei difetti tipici di noi comuni mortali che lo rendono simpaticissimo. Paperino, da comprimario, è entrato praticamente subito nel cuore di tutti i lettori, al punto che il geniale Barks gli ha creato intorno un universo parallelo.
Pluto
Anche Pluto è un cane, ma a differenza di Pippo non parla. Fa il cane vero. E’ però molto intelligente e fedelissimo. Il nome – sembra – derivi dal pianeta Plutone, recentemente scoperto quando si stava sviluppando il personaggio.
Orazio e Clarabella
Amici di vecchia data di Mickey mouse, sono un cavallo e una mucca, eterni fidanzati. Orazio inizialmente era un cavallo come tanti altri, che non aveva il dono della parola. L’idea di caratterizzarlo fu di Gottfredson che lo trasformò nella prima spalla di T. Negli anni però sia Orazio che Clarabella sono lentamente scomparsi dai cartoni e dai comics, in favore di personaggi più interessanti come Paperino e Pippo. Clarabella compare spesso, ancora oggi, come amica di Minnie.
Zio paperone
“il vecchio taccagno”, “lo zione”, il papero più ricco del mondo, Uncle Scrooge, o semplicemente Paperon De Paperoni. Vive in un deposito su una collina, pieno di monete d’oro fra le quali si tuffa e si rilassa. Di sangue scozzese, avaro al punto da divenire simbolo stesso dell’avarizia, ha fatto la sua fortuna a partire dalla mitica numero 1, il suo primo decino. Carl Barks è il suo creatore. Le avventure che lo vedono protagonista insieme a Paperino sono forse fra le più divertenti prodotte dai maestri.