In una ipotetica classifica dei fumetti italiani “più cattivi” di sempre, Kinowa è un titolo che deve essere inserito. pubblicato nel 1950, ristampato negli anni 60, 70, 90 e ancora nel 2017, ha goduto di notevole popolarità in Italia e all’estero, in particolare in Turchia, ed ha raggiunto persino gli Stati Uniti. Fu il primo grande successo della Editoriale Dardo e del trio Essegesse che negli anni successivi si consacrerà al grande pubblico con Testate quali il grande Blek, Miki e il Comandante Mark. In questo articolo parleremo del personaggio, degli autori, della serie e del valore che essa ha nel mercato del collezionismo. Ricordo anche a chi è qui solo per avere informazioni sulla vendita degli albi, che può contattarmi per proporli per l’ acquisto o mostrarli.
kinowa: storia editoriale, originali e ristampe
Il primo numero di Kinowa esce nel 1950, pubblicato dalla editrice Dardo con la dicitura “edizioni Mediolanum”. Il formato degli albi è quadrato. L’opera è articolata in sette serie, così suddivise:
– Prima serie, Kinowa 1-18
– Seconda, Silver Gek 1-22
– Terza, Aquila nera 1-2O
– Quarta, Billy Colt il rivale di K. 1-21
– Quinta, Amazzone dei Comanches 1-18
– Sesta, il segno di K. 1-18
– Settima, Red Devil 1-18
Un’ottava serie, la follia di Kinowa, uscì a distanza di tempo, nel 1960, in formato striscia(36 numeri).
Questi sono di fatto gli inediti di Kinowa, salvo qualche sporadica eccezione principalmente di matrice turca. Tutte le altre pubblicazioni sono ristampe di questi originali, proseguite fino ai giorni nostri.
Le ristampe
La prima ristampa è in formato albo d’oro ed esce nel 1952, con la serie originale ancora in corso. Una seconda ristampa viene prodotta nel 1958, nel formato a striscia nella collana “albi stella d’oro”. Le serie ristampate in questo caso non sono più 7 ma 6, perché la prima e la seconda vengono accorpate in un’unica. La settima serie a striscia è inedita. Nel 1964 escono nel formato libretto gli Albi di Kinowa. A pubblicarli è ancora Ed. Dardo, lo fa fino al 1966 per 72 numeri. La successiva ristampa Dardo Special è datata 1976, in questo caso i numeri sono 16, fino al 1977.
La ristampa del 1990 si arresta nel 1992, per un totale di di 24 albi spillati e molto economici nel mercato dell’usato fra privati. Sicuramente un buon modo per iniziare a leggere queste avventure. Delle prime serie anni 50, quadra, albo e striscia, esistono numerose ristampe anastatiche, come le Mercury, che differiscono dagli originali per minimi particolari, ma che sono successive. Nel 2017 la edizioni IF ripubblica le vecchie avventure, nuovamente, in formato Bonelli. La novità che dovrebbe attirare come api sul miele i lettori è la presenza delle storie turche inedite in Italia. Tuttavia questa proposta editoriale non ha fatto leva sul pubblico: i giovani sono rimasti totalmente indifferenti, mentre “i più anziani” forse hanno già in casa tutte le ristampe uscite nel corso degli anni?
Kinowa: valore e prezzo della serie
Diventa quasi scontato riallacciarsi all’ultima frase del paragrafo precedente: il fumetto è comunque mitico, ma in quanti oggi leggono Kinowa? Sui giovani il personaggio, come buona parte dei vintage, non ha presa. Scordatevi i soliti luoghi comuni sul fumetto d’epoca:“se è raro ha valore” – “se non lo conosce nessuno vale un sacco di soldi”. Non funziona così: se un fumetto viene dimenticato e le nuove generazioni non lo leggono più, anche il valore economico cala, può essere raro quanto il graal (e comunque questo era un fumetto amatissimo, non era raro). Per quanto riguarda Kinowa è andata proprio così. Negli anni la sua valutazione è andata via via scemando, a parte le prime edizioni che si vendono con un po’ di lentezza ma almeno si vendono, la maggior parte delle ristampe a partire dagli anni 60 rimane invenduta. Una Dardo 1/72 completa del 1964 si può reperire a circa 100 euro. La serie Kinowa 1/28 anni 90 ha un valore di circa 35 euro. Gli originali anni 50, in buone condizioni, viaggiano a un media di 5-6 euro ciascuno. Qualcosa in meno se vendete in lotto.
Caratteristiche del personaggio Kinowa
Un gruppo di indiani assale la carovana di coloni di Sam Boyle, gli uccide la moglie e rapisce suo figlio (lui in realtà lo crede morto). Dopo questo tragico episodio che gli ha rovinato la vita, Boyle giura di vendicarsi e si trasforma in Kinowa, una sorta di giustiziere del Far West, che nasconde le sue fattezze sotto una maschera dalle sembianze del diavolo, di colorito verdastro. Muove una guerra personale a tutti i pellerossa che incontra sul suo cammino. Nei loro confronti è spietato e violento, non opera alcuna distinzione fra buoni e e cattivi: tutti gli appartenenti alla razza per lui meritano di essere scotennati e uccisi. Questo oggi susciterebbe enorme imbarazzo (in quel periodo forse meno, molti conoscevano gli indiani soltanto grazie ai western di John Ford), ma neppure negli anni 50 erano troppo contenti di far leggere ai ragazzini fumetti strabordanti di sangue e violenza. Tanto è vero che a partire dal 1952 la serie rinnega in parte se’ stessa: Silver Jack, il figlio di Boyle che era stato rapito e allevato dagli indiani, prende il suo posto. Il nuovo Kinowa è meno integralista, più incline al dialogo e riflessivo. Giacché è cresciuto con gli indiani, è in grado di operare qualche distinzione elementare fra buoni e cattivi prima di scannarli selvaggiamente senza sapere neppure il nome. Anche se la missione rimane identica, il cambio di protagonista fa perdere un po’ della sua unicità alla serie che assume i connotati di un western classico. I compagni di avventure di Silver sono la moglie Luna Sorgente e un amico del padre di nome Long Rifle.
Gli autori
La storia e l’idea del personaggio sono di Andrea Lavezzolo, nome non nuovo agli appassionati di fumetti: Dick fulmine, Gim Toro, il piccolo Ranger, sono tutte opere sue. Ha diretto per qualche anno anche Il giorno dei ragazzi. Giovanni Sinchetto, Dario Guzzon e Pietro Sartoris, meglio noto come trio Essegesse, hanno invece disegnato il fumetto. Questo è il primo grande successo del trio che dopo qualche anno salirà alla ribalta grazie a Il grande Blek (o Blek macigno) e Capitan Miky. Negli anni 60 si consacra poi con la serie del Comandante Mark. Dal 1953 ad occuparsi dei disegni è Pietro Gamba (Za la mort, Hondo, Il piccolo ranger).