Sfogliando le pagine di fumetti e giornali anteguerra negli anni 30 poteva capitare di imbattersi in bizzarre creature antropomorfe, e un degno rappresentate della categoria era tale “Pisellino”, opera di Antonio Burattini (Buriko). Questo senz’altro originale personaggio accompagnò Topolino nei suoi esordi italiani – non condividevano le stesse storie, ma lo stesso giornale si – fino a sparire da tutto poco prima dello scoppio della seconda guerra. Non sono un critico per affermare che l’Italia avrebbe avuto bisogno di più storie con Pisellino, o che al contrario ha fatto la fine che meritava, posso però dedicargli un articolo in modo che ciascuno di voi si formi un’opinione. Da un punto di vista collezionistico è oggettivo che i suoi giornali sono oggi delle rarità, pertanto se ne siete entrati in possesso potrebbe valere la pena concedergli la giusta attenzione.
Pisellino, caratterizzazione, autore, storie
Il personaggio non è fra quelli che hanno lasciato il segno nel panorama del fumetto italiano. Il nome rimanda in prima istanza al figlioletto di Braccio di Ferro, ma non c’entra nulla con il Pisellino nostrano che è una sorta di ortaggio creato e disegnato da Buriko, nome d’arte di Antonio Burattini, fra i primi autori a lavorare per Topolino Nerbini. Ha un corpo tondeggiante, un po’ tozzo, così come la testa, dotata di becco. Ha gli arti secchi e filiformi ed è privo di collo.
Caratterialmente non è molto dissimile dal Topolino di quegli anni. Le storie lo vedono protagonista di piccole avventure e marachelle in un contesto prevalentemente urbano. Nelle vignette appaiono esseri umani e in alcuni casi anche altri strambi ortaggi.
Pisellino, storia editoriale
Il personaggio appare per la prima volta il 7 gennaio 1933, come “ospite” in prima pagina sul numero due del giornale di Topolino.
La storia editoriale ufficiale inizia il primo dicembre 1933, quasi un anno dopo, nell’albo “Le burle di Pisellino” edito da Nerbini. Trascorrono ben cinque anni prima dell’uscita della ristampa dello stesso numero, nel gennaio 38. Il primo dicembre 1938 esce il numero 2 della serie.
La collezione è composta da 11 albi, l’ultimo pubblicato nel 1941.
Nel 1939 esordisce però sul giornale “Pisellino, settimanale per bambini”, come proseguimento di Pinocchio, il giornale dei ragazzi italiani (Nerbini).
In totale escono 96 numeri fra il 1939 e il 1941, anno in cui le storie della collana vengono pubblicate sulla testata Giungla.
Gli albi di Pisellino, titoli e cronologia
1)Le burla di Pisellino (1933).
– Ristampa (1938).
2)I confetti magici di Pisellino (1938).
3)Pisellino dottore. Senza data.
4)Pisellino protettore dei piccoli. Senza data.
5)Pisellino domatore (1940).
6)Il flauto magico di Pisellino (1940).
7)Pisellino giornalista (1940).
8)Pisellino e la scimmia (1941).
9)Il regno di Pisellino. Senza data.
10)Pisellino e i tre nani (1941).
11)I pugni di Pisellino (1941).
Pisellino, settimanale per bambini
Primo anno febbraio 1939 – gennaio 1940(riporta comunque l’intestazione anno II serie II, in quanto il primo anno era ufficialmente Pinocchio).
Secondo anno maggio 1940 – aprile 1941.
Terzo anno gennaio 1941 – aprile 1941.
Viene assorbita poi dalla testata Giungla.
Tralasciando le storie di Burattini, il settimanale merita di essere ricordato perché fu contenitore di vari fumetti italiani di quegli anni.
Fra gli artisti che lasciarono la propria firma:
Enrico Baggioli, Giorgio Scudellari, Yambo, Guido Somalvico, Mario Fantoni, Gaetano Vitelli, Giove Toppi. Vi compare anche Aurelio Galleppini.
Ma il settimanale pubblicò anche autori e storie americani.
Cino e Franco (Lymann Young), Il principe Valentino (cioè Prince Valiant, di Harold Foster), Mandrake l’uomo magico (Falk e Davis), The Lone Ranger (Striker e Flanders).
Pisellino Nerbini, valutazione della collezione e ristampe
Sperando di non urtare la sensibilità di qualche fan sfegatato di Pisellino, il personaggio effettivamente non ebbe un gran seguito, forse perché quelle storie erano considerate un po’ ingenue o perché mancavano della giusta verve per conquistarsi il pubblico dei più piccoli. All’interno di una testata come Topolino, le avventure di Antonio Burattini erano comunque una piacevole lettura. Tuttavia le vendite degli albi e del settimanale non decollarono mai. Questo li ha resi dei pezzi molto difficili da reperire e quindi interessanti per i collezionisti di fumetti anteguerra.
Chi li compra nel 2000 però fa parte di una nicchia davvero esigua, pertanto pur essendo (a mio avviso) più rari dei giornali di Topolino, hanno quotazioni decisamente più basse. Sono tutti molto rari, con particolare attenzione per il numero 1 del 1933, non in ristampa.
Più comuni le ristampe a volumi degli anni 70 e 80, che trovate in vendita praticamente ovunque a cifre abbordabili (una decina di euro a volume).